- Introduzione
- Investimento all’estero e monitoraggio fiscale
- Investimento all’estero: il concetto di residenza fiscale per persone fisiche…
- Obblighi dichiarativi per chi detiene un investimento all’estero
- Profili sanzionatori in caso di mancata dichiarazione
- Conclusioni
Introduzione
Vuoi effettuare un investimento all’estero ma non sai esattamente quali sono gli obblighi dichiarativi a cui ci si deve attenere?
Il team di Remida Properties, oltre a valutare quotidianamente le migliori opportunità offerte dal mercato immobiliare USA, ha preparato per voi un approfondimento utile a valutare proprio questa tematica così complessa.
Difatti, la problematica relativa agli obblighi dichiarativi deriva da scarsa conoscenza della materia e incomprensioni tra investitori e consulenti (commercialisti e fiscalisti) su come ottenere una corretta indicazione:
- degli investimenti all’estero;
- di finanziamenti e partecipazioni che i clienti stessi detengono all’estero.
Investimento all’estero e monitoraggio fiscale
Iniziamo a comprendere meglio la tematica partendo dal concetto di monitoraggio fiscale.
Questo è stato introdotto in Italia nel lontano 1990, precisamente con il Decreto Legislativo 167/1990, subendo nel tempo tutta una serie di evoluzioni nella sua disciplina.
Finalità del monitoraggio
La finalità originaria di questo strumento, un po’ persa durante gli anni, era quella di rendere conoscibili alle autorità, principalmente tributarie, le movimentazioni di capitali e utili che intervenivano tra Italia e qualsiasi stato estero.
Lo scopo originario era soprattutto quello di evitare che, tramite operazioni di investimento all’estero, avvenissero:
- operazioni di riciclaggio;
- occultamento di utili e capitali mediante trasferimenti all’estero;
Il problema riguarda proprio l’evoluzione di tale monitoraggio, che con il tempo ha assunto più la funzione di applicare nuove imposte, portando a un aumento di gettito per lo Stato italiano.
Investimento all’estero: il concetto di residenza fiscale per persone fisiche…
La residenza fiscale, quando si parla di investire all’estero e di monitoraggio fiscale, diventa un concetto fondamentale in quanto la sua effettiva sussistenza o meno:
- può rendere inutile la problematica del monitoraggio stesso;
- può non portare ad alcun obbligo dichiarativo in caso di investimento all’estero.
Secondo il TUIR, Testo Unico per le Imposte sui Redditi, la residenza fiscale si ha nel momento in cui:
- il soggetto risiede in Italia per un periodo superiore a 183 giorni (quindi oltre la metà dell’anno solare);
- vi dimora stabilmente;
- ha eletto l’Italia come proprio domicilio, inteso come centro degli interessi propri e della sua famiglia;
- è iscritto nell’anagrafe della popolazione residente.
Ricordiamo che per far scattare la presunzione di residenza fiscale è sufficiente la sola esistenza di uno di questi punti!
Tale presunzione è maggiormente elevata per tutti coloro che, anche cancellandosi dall’anagrafe italiana, si trasferiscono in paesi con livello di tassazione medio notevolmente inferiore a quello italiano (paradiso fiscale).
Alla presunzione deve comunque sempre fare da contraltare la prova!
Ciò vuol dire che un contribuente, per difendersi da questa valutazione, deve offrire delle controprove che attestino la sua reale residenza estera in tali paesi.
… e per le società
Quando si parla di investire all’estero, la questione della residenza fiscale vale anche per le Società.
Su di esse facciamo riferimento a una serie di presupposti stabiliti dagli articoli 73 e 167 del TUIR. In particolare:
- il luogo di ubicazione della sede legale;
- la sede amministrativa, quindi dove sono ubicati gli uffici;
- dove la società ha l’oggetto della propria attività.
Anche in questo caso, con non pochi problemi di interpretazione, sussiste la stessa regola vista per le persone fisiche, dove è sufficiente la presenza di uno solo di questi punti, per poter considerare la residenza fiscale in Italia.
In questo caso la presunzione di residenza è molto forte, ed è disciplinata dall’articolo 167 del TUIR.
Parliamo della cosiddetta disciplina CFC, finalizzata ad attrarre la tassazione in Italia dei redditi prodotti da società controllate, direttamente o indirettamente, da residenti in paesi a fiscalità privilegiata.
Obblighi dichiarativi per chi detiene un investimento all’estero
Fatte queste premesse possiamo andare a considerare gli obblighi dichiarativi richiesti per tutti coloro che detengono investimenti all’estero.
Iniziamo chiedendoci a chi sono rivolti questi obblighi dichiarativi.
Nella fattispecie ci riferiamo a soggetti persone fisiche residenti, che sono:
- titolari e/o titolari effettivi di attività finanziarie e investimenti detenuti all’estero;
- percettori di redditi derivanti da attività e investimento all’estero.
Nella sostanza va dichiarato tutto ciò che è detenuto all’estero o deriva da attività estere.
Di conseguenza l’elenco da considerare è lungo, e potrebbe comprendere praticamente qualsiasi cosa. Per sintetizzare consideriamo i seguenti:
- immobili;
- partecipazioni;
- conti correnti;
- valute;
- auto/barche;
- polizze;
- obbligazioni;
- derivati;
- metalli preziosi, opere d’arte;
- utili esteri;
- rendite;
- interessi.
Per eseguire questa dichiarazione dovremo compilare il cosiddetto quadro RW del modello Redditi, dedicato al monitoraggio annuale delle attività finanziarie e degli investimenti patrimoniali detenuti all’estero.
Ma quando sorge questo obbligo dichiarativo per chi detiene investimenti all’estero?
Tale dichiarazione deve essere allegata all’interno della nostra dichiarazione dei redditi, con orizzonte temporale previsto per massimo il 31/10 dell’anno successivo al periodo di imposta cui la dichiarazione fa riferimento.
Compilazione del quadro RW
All’interno del quadro RW dovranno essere redatte alcune informazioni che servono al Fisco per comprendere qual è l’attività o l’investimento all’estero detenuto/acquisito o ceduto dal contribuente in questione.
Nella fattispecie dovremo indicare:
- titolo di possesso;
- tipo di attività o di investimento all’estero;
- lo Stato o gli Stati dove questi investimenti o attività sono detenuti;
- quota di possesso relativa a quella determinata attività o tipologia di investimento all’estero;
- il criterio di determinazione del valore;
- valore stesso dell’attività o investimento;
- periodo di detenzione, che si esprime in giorni o mesi a seconda che sia un’attività generalizzata oppure un immobile;
- eventuali imposte dovute;
- eventuali atti cointestatari di cui sarà dovuta dare informazione (relativamente alla percentuale di partecipazione a quell’attività/investimento all’estero, oltre al codice fiscale del cointestatario).
Per valutare alcuni esempi relativi alla compilazione di questo documento, vi consigliamo di non perdere il video riepilogativo realizzato dagli esperti di Remida Properties, relativo agli obblighi dichiarativi per chi realizza investimenti esteri.
Puoi ascoltarlo liberamente qui sotto!
Profili sanzionatori in caso di mancata dichiarazione
Le sanzioni per omessa o infedele compilazione del quadro RW, dedicato al monitoraggio di chi detiene attività o forme di investimento all’estero, sono particolarmente pesanti.
Esse possono variare da un minimo del 3% a un massimo del 15% relativo al valore delle attività o degli investimenti all’estero del soggetto esaminato.
Ovviamente, se questi investimenti all’estero o attività finanziarie sono detenute in cosiddetti paesi “black list”, la sanzione andrà a raddoppiare, arrivando da un minimo del 6% fino a un massimo del 30%!
Il termine di decadenza relativo all’accertamento delle violazioni è davvero ampio.
Difatti gli uffici finanziari possono accertare le violazioni relative al contenuto della dichiarazione, fino a 10 anni successivi al periodo di imposta in esame, se si tratta di attività finanziarie o forme di investimento all’estero effettuati in paesi black list.
Addirittura, in caso di omessa presentazione, si può arrivare a un limite di 14 anni!
Conclusioni
In questo articolo abbiamo imparato quali sono i principali obblighi dichiarativi per chi detiene attività finanziarie o decide di realizzare un investimento all’estero (quindi ci riferiamo anche agli investimenti immobiliari negli USA).
La tematica è chiaramente complessa, ma può essere comunque analizzata in maniera più dettagliata e spiegato ogni singolo passaggio, anche rivolgendosi direttamente al team di Remida.
Difatti la nostra realtà, oltre a consigliare le migliori opportunità di investimento immobiliare negli Stati Uniti, si rende disponibile di realizzare su richiesta una consulenza gratuita della durata di 30 minuti.
Ricordiamo tutti che per ottenere questa consulenza è sufficiente prenotarsi inviando una mail all’indirizzo info@remidare.com, oppure compilando il contact form.
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