Introduzione

Il rischio che l’intera Eurozona (ossia l’insieme degli Stati UE che adottano l’Euro come moneta unica) vada incontro ad uno scenario di stagflazione duraturo, diventa sempre più concreto.

Questo scenario, vissuto successivamente alla grande crisi petrolifera dei primi anni ’70, potrebbe rappresentare un evento piuttosto impegnativo e complicato per tutti, con effetti deleteri per l’economia del nostro paese.

Una delle cause che contribuiscono maggiormente alla creazione di una fase di stagflazione, è sicuramente l’aumento del costo di gas e petrolio, delle materie prime e della loro logistica.

Tutto questo, unito al perdurare della crisi russo-ucraina, rischia di infliggere un duro colpo all’economia mondiale.

Ma perché la stagflazione rappresenta un pericolo per la crescita economica di un paese?

Essendo un evento non molto frequente, per molte persone il termine “stagflazione” può risultare nuovo o non molto chiaro. È, quindi, opportuno spiegare, con un approfondimento ad hoc, i seguenti aspetti:

  •       cosa si intende per stagflazione;
  •       quando può generarsi questo scenario, e perché attualmente siamo a rischio stagflazione;
  •       quali tipologie di investimenti sono maggiormente consigliate, per difendersi dagli effetti della stagflazione.

Stagflazione, un mix tossico tra stagnazione ed inflazione

Il termine stagflazione inizia a farsi strada intorno agli anni ’60, per poi diventare di dominio pubblico in seguito alla grande crisi petrolifera, verificatasi in seguito alla crisi energetico-petrolifera del 1973-74.

Come molti di voi avranno immaginato, la parola “stagflazione” nasce come un mix tra i termini “stagnazione” ed “inflazione”.

In pratica, una fase di stagflazione si verifica in un contesto nel quale sono presenti entrambe le condizioni, ossia:

  • un aumento generalizzato dei prezzi, spesso innescato da un rincaro sulle materie energetiche, come effettivamente è accaduto in questi mesi (inflazione);
  • una crescita minima, o addirittura nulla, dell’economia reale (stagnazione).

A causare la stagflazione è quindi un concatenarsi di avvenimenti, con conseguenti rischi per l’economia reale di un paese.

In pratica, in un contesto di perdurante stagflazione, i consumatori vedono crescere i prezzi al consumo, ma di contro i loro stipendi rimangono stabili, causando una perdita di potere di acquisto.

In questi casi, l’arma di difesa che il consumatore mette in atto è sempre quella di rallentare i suoi consumi, limitandosi a quelli essenziali.

Conseguenza di questo atteggiamento è una generalizzata riduzione della domanda, con arrancamento della produzione industriale.

Si genera, così, un mix altamente tossico; il costo della vita rimane elevato, i consumi latitano, la produzione non cresce.

Con la stagflazione si va a creare, così, un circolo altamente vizioso, dove l’intero sistema macroeconomico è come se si trovasse all’interno di una palude, dalla quale è molto difficile uscire.

Uscire da una condizione di stagflazione: perché non è semplice

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L’uscita da una fase di stagflazione non è semplice e non c’è una ricetta magica che porti a risultati immediatamente apprezzabili.

Solitamente le banche centrali, come forma di contrasto alle spinte inflazionistiche, puntano alla riduzione della circolazione di moneta, con innalzamento dei tassi di interesse.

Questo, di contro, porta a una diminuzione nella domanda di beni e servizi, quanto mai scontata, poiché se non c’è moneta non si ha un reale potere di acquisto.

Il tutto porta a una crescita economica sempre più blanda, con:

  • il rischio che numerose attività si ritrovino costrette a chiudere;
  • un conseguente effetto negativo in termini di occupazione.

Le politiche messe in atto, come forma di risposta alla fase di stagflazione degli anni 70, hanno portato a conseguenze che si sono protratte poi per lungo tempo, ovvero:

  • le politiche di contrasto all’aumento dell’inflazione generarono una riduzione del denaro circolante, con conseguenti problematiche in termini di chiusura di molte attività e riduzione dei salari medi (meno posti di lavoro disponibili portavano ad accettare stipendi più bassi, pur di lavorare);
  • deregolamentazione delle leggi che limitavano il movimento internazionale dei capitali.

Ma perché il rischio stagflazione è concreto in questo periodo storico?

Il concetto di stagflazione adesso ci appare più chiaro: ma nel concreto, perché c’è il rischio che questo possa verificarsi nell’intera area Euro?

Per il momento, guardando quelli che sono i numeri, sembra che i presupposti ci siano tutti. Difatti:

  • l’inflazione nella zona UE è stimata all’8,7% per il 2022, con la previsione di un rallentamento parziale nel 2023 (poco sopra il 6%) e una riduzione più marcata solo nel 2024, al 2,6%;
  • per quanto riguarda il PIL dell’Eurozona, ci si aspetta un +3,2% per quest’anno, seguito da un sensibile arretramento al +0,3% nel 2023 e una risalita blanda al +1,5% nel 2024.

In pratica, facendo la media sui prossimi tre anni, ci ritroveremo con un’accelerazione dei prezzi al consumo che sarà pari al circa il 5,7% medio annuo (un valore 3 volte e mezzo superiore al livello di crescita medio riscontrato negli anni precedenti), mentre si prospetta una crescita media del PIL pari ad uno scadente 1,7%.

Economia che va a rilento e aumento generalizzato dei prezzi, la condizione ideale per generare un periodo di stagflazione.

Ovviamente per il momento ci stiamo basando solo su previsioni e stime.

Non si può ancora definire con certezza quanto questa fase di stagflazione potrà durare e quali saranno le conseguenze a lungo termine.

Ciò non toglie che, in uno scenario simile, sia importante conoscere come gestire correttamente i propri risparmi.

La domanda da porsi adesso, è la seguente: quali forme di investimento possono proteggere i miei risparmi durante una fase di stagflazione?

Scenario di stagflazione e strategie di investimento possibili

In uno scenario dove si prevede un periodo caratterizzato da stagflazione (quindi un perdurare dell’inflazione, unitamente a un ristagno dell’economia) vengono a mutare gli asset nei quali risulta più conveniente investire.

In una fase nella quale l’inflazione tende a mantenersi moderata, grazie anche a politiche che stimolano la crescita economica, investire in asset tendenzialmente più rischiosi può rappresentare un’opportunità.

Pensiamo, ad esempio:

  • ai classici investimenti azionari;
  • agli investimenti ETF obbligazionari ad alto rendimento.

Se si entra in una fase di stagflazione la situazione tende a cambiare: qui gli asset che si definiscono di “protezione” sono senza dubbio quelli da preferirsi.

Investire in una fase caratterizzata da profonde incertezze è possibile, se si sceglie di puntare sugli asset giusti.

Ma quali asset proteggono davvero il nostro portafoglio investimenti?

Ecco gli asset che possono proteggere i nostri investimenti

Per rispondere, è sufficiente considerare come, nei periodi storici caratterizzati da stagflazione, vi siano sempre stati una serie di asset che hanno performato in misura superiore, rispetto ai classici investimenti azionari.

In primis, è impossibile non citare i cosiddetti “asset reali”, beni tangibili che assumono da sempre la funzione di rifugio, e che rappresentano una sicurezza quando l’economia ristagna.

In tal senso, l’oro è da sempre percepito come “il porto sicuro” per eccellenza, e tende ad apprezzarsi in fasi caratterizzate da elevata incertezza.

Altri asset consigliabili come forma di investimento in periodo di stagflazione, sono:

  • commodities (materie prime che soddisfano determinati bisogni, immagazzinabili e conservabili nel tempo, indipendentemente dal produttore);
  • utilities (società che generano, trasmettono e distribuiscono energia elettrica, acqua e gas, direttamente dai propri impianti o da quelli di terzi).

Il perché sia conveniente investire in questi asset è presto detto.

In una situazione di stagflazione si tende ad acquistare in misura inferiore alcuni articoli cosiddetti “ciclici” (basta pensare ad un’automobile).

Ma allo stesso tempo una famiglia deve comunque comprare ciò che gli serve per il suo sostentamento: ecco perché investire in questi asset funziona sempre, anche in contesti simili.

Tralasciando per un momento i cosiddetti beni tangibili, un’ottima opportunità di investimento, in caso di prolungata stagflazione, è rappresentata dalle cosiddette obbligazioni inflation-linked.

Con questo termine ci riferiamo alle obbligazioni indicizzate al tasso d’inflazione: tali titoli hanno la capacità di proteggere il capitale dal fenomeno di erosione che si verifica in un contesto di prolungato aumento dell’inflazione.

Allo stesso modo, anche gli investimenti in valute rifugio hanno il loro senso.

Investire in valute che mantengono un valore stabile nel corso del tempo, anche in situazioni di stagflazione o di recessione economica, consente di preservare l’investimento.

Il dollaro americano è sicuramente una delle valute più sicure, da questo punto di vista.

Negli ultimi mesi la moneta americana è tornata ad avere un tasso di cambio con l’euro sostanzialmente pari, e questa non è per nulla una cattiva notizia, se si desidera investire negli USA, come abbiamo visto in questo nostro approfondimento.

Questi esempi ci fanno capire come una corretta strategia di diversificazione del portafoglio investimenti (in base al proprio profilo di rischio e agli obiettivi di investimento), consenta di minimizzare il rischio di vedere depauperato il proprio patrimonio, anche in contesti incerti come quello attuale.

Investire in immobili in una fase di stagflazione: è consigliabile?

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E se decidessimo di puntare sul settore immobiliare?

Come abbiamo visto, in una fase caratterizzata da stagflazione, la strategia migliore è quella di puntare sui cosiddetti asset reali.

Gli immobili, in tal senso, rappresentano la forma di investimento tangibile per eccellenza.

Questa forma di investimento funge da scudo protettivo nei confronti delle turbolenze dei mercati, e in fase di stagnazione economica come questa.

Ciò è possibile in quanto gli immobili, da sempre, hanno la capacità di conservare il loro valore di mercato nel corso del tempo.

Non a caso, insieme all’oro, gli immobili rappresentano da sempre i classici bene rifugio per eccellenza.

Puntare su questo asset ha senso, soprattutto se scegliamo di investire in paesi dove vi è la possibilità di:

  •       ottenere ottimi risultati in termini di rendimenti attesi;
  •       non incorrere nel rischio di veder persi i propri risparmi.

In tal senso, il Real Estate americano rappresenta una garanzia sotto ogni punto di vista.

Investire nel Real Estate americano come protezione dalla fase di stagflazione

Perché proprio gli Stati Uniti?

Da sempre questo Paese ha dato prova di grande stabilità, anche in fasi storiche caratterizzate da elevata incertezza.

Il settore del Real Estate americano, inoltre, rappresenta da sempre un asset particolarmente allettante per le opportunità di investimento che si possono creare, garantendo una protezione concreta in periodi storici caratterizzati da stagflazione.

Non dimentichiamoci che:

  • il complesso normativo è estremamente snello ed efficiente, con un sistema di tassazione agevolato;
  • gli americani, per loro cultura, hanno un’elevata propensione a cambiare casa, soprattutto per andare in un nuovo affitto;
  • conseguentemente a questo vi è una domanda di mercato sempre presente, non vi sono tempistiche lunghe per trovare nuovi acquirenti o affittuari.

Quando abbiamo parlato di reddito passivo, abbiamo avuto modo di sottolineare come sia possibile utilizzare l’investimento immobiliare per avere un buon ritorno economico.

Difatti, il rendimento atteso netto da una locazione immobiliare negli Stati Uniti, risulta mediamente superiore al 5% netto, contro il 3% scarso per affitti effettuati nel nostro Paese.

E ricordiamo anche  che, perseguendo una strategia gestionale ottimale, volta alla selezione delle migliori opportunità immobiliari della zona, è possibile arriva a conseguire anche rendimenti superiori, in certi casi anche a doppia cifra.

Ma non è tutto! Quando abbiamo parlato di inflazione USA, abbiamo ricordato come molti investitori sfruttino il Real Estate come arma di protezione, generando rendimenti superiori al tasso d’inflazione.

In caso di locazioni immobiliari, ciò è possibile:

  •       spostando gli effetti dell’inflazione sugli inquilini stessi, aumentando gli affitti e guadagnando dal potenziale aumento del prezzo dell’immobile;
  •       incrementando il valore dell’asset con opportuni interventi di manutenzione e ristrutturazione.

Di conseguenza, in un contesto di stagflazione (caratterizzato anche da una perdurante inflazione), se si sceglie di puntare sugli investimenti immobiliari per diversificare il portafoglio investimenti, si avrà a disposizione un asset estremamente interessante e che non presenta, per sua natura, criticità particolari.

Conclusioni

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In un mercato estremamente variegato come quello USA, avere il supporto professionale di una realtà che opera nel settore e ne conosce segreti e insidie alla perfezione, può fare la differenza.

Noi di REMIDA operiamo principalmente in Florida, Stato dalla grandissima attrattiva per investitori e turisti.

Sfruttando la competenza del team di REMIDA, avrai la possibilità di:

  • scegliere opportunità immobiliari vantaggiose (immobili a prezzi di mercato estremamente vantaggiosi, da rimettere a nuovo e rivendere ad un valore incrementato, o affittare a un canone di locazione vantaggioso);
  • ripartire il budget su differenti operazioni immobiliari, con la possibilità di diversificare il rischio;
  • creare una fonte di reddito passivo alternativa, che proteggerà i tuoi risparmi anche in periodi caratterizzati da stagflazione, come questo.

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